Ovviamente, ci mancherebbe solo che ci si mette a bisticciare!

Quello che si sta cercando di dire è che per la fotografia ferroviaria, che è il tema principale della discussione, non c'è mai quella disponibilità di tempo, di condizioni di luce, di apparecchiature e di soggetti paragonabile a quella di Newton. Il fotografo ferroviario modello è un baldo e speranzoso giovine che scorrazza su e giù per la linea ferroviaria in attesa di qualche buona "preda", dotato di una o raramente due macchine fotografiche più o meno professionali che hanno una esigua quantità di accessori (i più comuni sono: filtro UV e/o skylight, flash il più delle volte incorporato e due obiettivi, un grandangolare e un teleobiettivo entrambi zoom). Il nostro fotografo poche volte prepara al meglio le condizioni secondo le proprie fantasie; diciamo che si comporta proprio come un cacciatore: si apposta e ciò che gli interessa colpisce. E' un mondo dove non è il soggetto a stare ai comodi del fotografo, ma l'esatto contrario. Ecco perché si sta allargando l'uso dei programmi di fotoritocco.
Questa poi rimane la mia più innocente opinione, ma che ha sempre trovato conferma nei miei, finora, sei anni di fotografia in continua evoluzione.
